EDILIZIA E URBANISTICA

I sistemi di greening verticale tra esplosione nel mercato e radice biofilica

Dopo un periodo di iniziale sperimentazione a scala modesta o per mercati "di nicchia" e quasi sempre prerogativa dei soli progettisti di fama internazionale, i sistemi d'integrazione fra chiusure edilizie verticali e vegetazione naturale - correntemente conosciuti in Italia con l'appellativo di "verde verticale" - iniziano oggi a diffondersi su larga scala, anche per le opere di edilizia convenzionale. Ciò deriva principalmente da tre motivi: innanzitutto l'implementazione tecnologica e la derivante ottimizzazione di sistema che negli ultimi tempi ha caratterizzato tali tecniche; la riscoperta da parte dell'opinione pubblica (anche grazie al supporto della ricerca scientifica) dei benefici ambientali, igienici, paesaggistici e sociali del verde urbano; e, infine, una certa spinta da parte di norme e regolamenti a livello sia locale sia nazionale.

I benefici energetici, ambientali e paesaggistici delle superfici verticali vegetate

Lo spazio urbano è saturo di costruzioni e la vegetazione è ridotta a una presenza (quando c'è) marginale con riflessi negativi sul bilancio ecologico di una città. L'incremento della vegetazione urbana, come soluzione che apporta benefici e vantaggi sull'ambiente esterno, non transita esclusivamente dalla presenza di viali alberati lungo le strade o dalla presenza di piante e fiori nelle aiuole spartitraffico o nei parchi di quartiere, laddove presenti. Alla dimensione estensiva ed orizzontale del verde pubblico è possibile affiancare quella di soluzioni formali e tecnologiche che fino a pochi anni fa erano insolite e pionieristiche: vale a dire i tetti verdi e i giardini verticali. Questi inediti luoghi di fiori, arbusti e piante, alternativi al piano stradale e quindi ottenibili sulla copertura a terrazzo di un edificio residenziale o verticalmente, ancorate al prospetto di un palazzo, si configurano come formule dall' ampio potenziale per fronteggiare la carenza di infrastrutture verdi nel paesaggio urbano.

Dal giardino orizzontale a quello verticale: archetipi, storia e personaggi

Simmetrico all'italiana o informale e sinuoso all'inglese, il giardino può assumere varie forme e disposizioni a seconda dello stile, della cultura e dell'uso previsto. Che sia medio orientale o zen, mediterraneo o alla francese, l'invariante del giardino, come la storia ci dimostra, risiede nella sua matrice figurativa, la sua orizzontalità, vale a dire la dominanza spaziale e percettiva di un piano coltivato nel quale riconosciamo "il suo tradizionale dominio espressivo dato dal legame privilegiato tra piante e suolo" (A. Lambertini). Il giardino fuori suolo, inteso come il prodotto di una ricerca che mira a esplorare forme di collaborazione simbiotica tra materia vegetale vivente e architettura, costituisce l'espressione evoluta di un'idea di natura artificialis che ha origine molto antica e che si è perfezionata attraversato i secoli.

Aspetti manutentivi e gestionali dei sistemi d'inverdimento verticali

Come in ogni progetto edilizio, il piano della manutenzione dell'opera prende avvio dalla fase progettuale, quella inziale. Anche per la manutenzione del sistema a verde verticale vale la stessa regola e obbliga a tener conto di alcuni aspetti insiti nei vegetali di fondamentale importanza per confinare la sua gestione dentro un range di azioni strettamente necessarie e non eccezionali.

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